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ENOGASTRONOMIA ARBERESHE

I piatti della tradizione arbereshe


La gastronomia arbėreshe, cosģ come quella di tutta la Calabria, č un patrimonio di saperi e sapori, ricco di valori, legato alla cultura del popolo. Il cibo, con le sue ritualitą ed i suoi codici simbolici, costituisce un elemento di identificazione socio-culturale.

Nelle tradizioni culinarie, dall'antichitą ad oggi, si percepisce il delicato rapporto del popolo con l'ambiente. I piatti tipici sono in dipendenza dalle risorse alimentari locali, dal modo con cui la popolazione le ha utilizzate per soddisfare i propri bisogni e dall'evoluzione degli stili di alimentazione nel tempo.

L’alimentazione č un insieme di segni e di simboli. E' l’espressione dei comportamenti, degli usi di un popolo. E, dopo il soddisfacimento di un bisogno primario, il cibo puņ essere un insieme di messaggi di solidarietą, di sessualitą, oggetto di dono, di voto; e, comunque, espressione significante della dimensione quotidiana, festiva e rituale del popolo.

L’alimentazione delle classi agricole e di quelle urbane povere, un tempo, variava soltanto con l’avvicendarsi delle stagioni; non era soggetta a regole prestabilite, pertanto, i cibi consumati durante la settimana erano quasi sempre gli stessi; soltanto la domenica si cercava di variare, quando era possibile.

La dimensione del quotidiano era ben diversa da quella festiva. I matrimoni, le nascite, i battesimi, i funerali, oltre ai giorni di festa solenne, erano anche occasioni di scambio di doni sotto forma di cibo, ed hanno svolto una funzione di integrazione e coesione sociale importante. Il cibo era il mezzo con cui si consolidavano rapporti di parentela, amicizia, comparatico e di solidarietą sociale, sempre strettamente legato alla disponibilitą economica e ad eventuali interessi opportunistici di una societą contadina, in tempi di miseria.

 Le consuetudini alimentari delle comunitą italo-albanesi conservano i loro elementi distintivi, consolidati nel tempo.

Durante le varie festivitą si continuano a preparare cibi rituali, retaggio dei tempi antichi.

In molti paesi il 3 febbraio, giorno di San Biagio ed il 19 marzo, San Giuseppe, si usava preparare un grosso pentolone di tagliatelle e ceci da offrire a tutti gli amici in devozione del Santo.

A Santa Lucia ed a San Nicola si preparavano dei tipici panini col castagnaccio (picilet). A Civita nel giorno di Santa Lucia si usava consumare fichi al forno.

A San Cosmo Albanese per la festa dei Santi Cosma e Damiano si prepara un piatto tipico di riso e ceci, condito con olio fritto e peperoncino.

A Vena di Maida ed a Caraffa nel Catanzarese per la festa di S. Andrea, il 30 novembre, si preparava grano e granturco bolliti, conditi con olio e sale.

Tutte le pietanze saporite della tradizione vengono naturalmente innaffiate dal buon vino locale. Dice infatti un antico proverbio: "Lėngu dhrisė sisa pjeqėrisė" (il succo di vite č il latte della vecchiaia).

Oggi, nonostante le insidie di contaminazioni, i paesi arbėreshė conservano intatte le loro tradizioni culinarie, con i loro sapori e profumi, altrove dimenticati da tempo.

Un patrimonio importante, al pari delle testimonianze artistico-culturali. Anche i cibo č cultura.

 

Dolci di Natale (Natallet)

Attorno al focolare domestico (vatra)alla sua suggestiva intimitą, si ambientava la preparazione dei cibi caratteristici del Natale.

 

Krispelet ciambelle fritte

xhurxhullea: giurgiulena – torrone di sesamo

 

kanalletet: scalidde dalla tipica forma a scaletta

 

krustuli o kanarikullat: cannaricoli, una pasta frolla fritta e ricoperta di mosto cotto

pitullat: frittelle  

 

I dolci tradizionali arbėreshė del periodo pasquale sono decorati con uova, simbolo di feconditą, di rinascita, in una festa che ha reminiscenze dei riti pagani di Adone, legati alla vegetazione. Hanno forma di pane, intrecciato a corona, sormontato da uno o pił uova (Kulaēi).

In questa antica usanza c’č traccia del mito dello spirito del grano. Dalla primavera all’estate nelle feste contadine si portavano nelle processioni mazzetti di germogli tra cui le spighe di grano, che simboleggiavano la rinascita e quindi il segno augurale di prosperitą per l’annata agricola.

 

culaci

Sono a forma di cestino o antropomorfi (a forma di animaletti); oppure fatti da un bastoncino di pasta piegato in due ed intrecciato, segnato alle due estremitą per simulare le dita dei piedi e con un uovo al posto della testa (ēiēi).

pula

shportėza o panarelet 

piatti della tradizione

fasule

 

rrashkatjele: maccheroni 

o fillilet, fusilli fatti con il ferro usato per i lavori a maglia 

tumace me qiqra: tagliatelle con ceci

 

stridellit: "lagane", tagliolini

 

bakalą me kangarjele ti thiti: baccalą con peperoni secchi 

 

pepra krushkul: peperoni secchi fritti

 
 

gkoria ti diganistra: cicoria fritta nel tegame

 

gjzė ka fishela: ricotta fresca nella "fiscella" 

 ©  Autore foto: Maria Zanoni

 

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© pubblicato a luglio 2008  

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