Centro cultura e arte 26 - ricerca antropologica etnofotografica e promozione culturale

   mappa del sito  

   contatti  

   link  

sei in

LIBRI

Skarcopolli  Tradizioni e identitą arbereshe


Indice Libri

 

 

SKARCOPOLLI - Pupazzo senz'anima

Tradizioni e identitą arbėreshe

versi di Anna Maria Basile

con Introduzione e note antropologiche di Maria Zanoni


 

Anna Maria Basile

Arte26 edizioni 2008

Prezzo: €  10,00

ordina libro

 

 

 

 

 

Prefazione di Maria Zanoni:

L’identitą arbėreshė come valore e come cultura attraverso i Beni Culturali.

«Sa tė ngjallmi tradita» tenere in vita le tradizioni: č l’imperativo categorico di questo lavoro in versi di Anna Maria Basile che riveste una notevole importanza linguistica, poetica ed etno-antropologica. Quale proposta migliore, nel 2008, anno europeo dell’Interculturalitą, se non questa di promuovere processi di conoscenza riguardo alla lingua ed alle valenze etniche ed antropologiche nel contesto dei beni culturali arbėreshė!?!

Un volume, perchč non si dimentichi - tė mos t’harrohet - in cui ogni vecchia tradizione che affiora alla memoria della scrittrice, scandisce il tempo, nel ritmo musicale del verso. La musicalitą, la fonologia della lingua arbėreshė, sta in primo piano a sottendere il narrato etno-antropologico. In questi versi č descritta la vita delle Comunitą albanesi di Calabria, il loro forte senso religioso, la coscienza etnica, legata, oltre che alla lingua, alla cultura materiale, agli usi, ai costumi, alle tradizioni popolari, che costituiscono un prezioso patrimonio culturale da tutelare e valorizzare.

 

Questo studio ha la pretesa di consegnare alle giovani generazioni pagine di storia, spaccati di tradizioni italo-albanesi, perchč, li conoscano, li custodiscano e li difendano dalla dispersione, insieme alla lingua. In quest’anno dedicato all’incontro tra culture, č di notevole importanza promuovere interventi volti alla conoscenza ed alla valorizzazione del territorio, nella complessitą delle realtą culturali delle presenze italo-albanesi. I beni culturali delle Comunitą minoritarie offrono la chiave di lettura per approfondire appartenenze ed ereditą, importanti per la valorizzazione dei territori stessi.

 

E le ereditą culturali sono quelle delle varie civiltą che le hanno attraversate. L'arbėrishtė č la lingua parlata nelle Comunitą albanesi dell'Italia Meridionale, le cosiddette “minoranze etnico-linguistiche”. Dove “minoranza” non ha il significato di diversitą, ma di identitą, al di lą di ogni stereotipo sviluppatosi nel tempo. Gli italo-albanesi sono gli eredi di quei gruppi, parlanti varietą dialettali di tipo tosco, che iniziarono a trasferirsi in Italia a partire dal sec. XV, incoraggiati dalla politica di ripopolamento messa in pratica da Alfonso I d’Aragona. Il movimento migratorio aumentņ dopo l’invasione turca dell’Albania nel 1435 e continuņ fino al sec. XVIII con lo stanziamento pacifico di comunitą albanesi tra le popolazioni di dialetto italoromanzo. Il carattere episodico e discontinuo degli stanziamenti spiega in gran parte la frammentazione territoriale che caratterizza la cosiddetta “Arberia”, l’insieme delle comunitą storiche albanofone d’Italia.

Tra queste popolazioni “minoritarie” che rappresentano il 5% della popolazione italiana, vi sono quelle di tradizione albanofona, ormai da tempo linguisticamente assimilate ai circostanti dialetti italiani, quelle nelle quali la lingua albanese convive storicamente con quelle varietą, e localitą totalmente albanofone o presso le quali l’uso della lingua arbėreshė č storicamente totale o comunque maggioritario. Sul territorio italiano sono presenti 50 paesi di etnia arbėreshė; e sono distribuiti in Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise, Abruzzo e Sicilia.

 

In Calabria sono albanofoni i centri della provincia di Cosenza di Acquaformosa, Castroregio (con la frazione Farneta), Cerzeto (con le frazioni Cavallerizzo e San Giacomo), Civita, Falconara Albanese, Firmo, Frascineto (con la frazione Eianina), Lungro, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano (con la frazione Marri), San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone (con la frazione Macchia Albanese), San Giorgio Albanese, San Martino di Finita, Santa Caterina Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Spezzano Albanese e Vaccarizzo Albanese. In provincia di Catanzaro: Caraffa e Vena di Maida. In Provincia di Crotone: Carfizzi, Pallagorģo e San Nicola dell’Alto. Ad Andali, Marcedusa, e Zangarona in provincia di Catanzaro l’albanese sarebbe prossimo all’estinzione, praticato ormai da meno di dieci persone; a Cervicati e Mongrassano in provincia di Cosenza il dialetto arbėresh risulta totalmente estinto.

 

Ma la storia della civiltą arbėreshė non si fonda eslusivamente sulla lingua, che č un bene culturale di fondamentale importanza, in quanto č uno degli elementi della cultura italo-albanese, anche se il principale. Un percorso di vera conoscenza delle realtą arbėreshė parte dalla lingua, strumento identitario e di partecipazione alla storia di un territorio, per seguire tracciati che vanno dall’arte, ai canti, i famosi vjersh, alla musica, alla letteratura, all’enogastronomia, alla cultura materiale, ai riti ed alle tradizioni di un popolo, che rappresentano una grande risorsa. Questa problematica, che presenta angolature di grande veduta culturale, non puņ essere lasciata soltanto a cerchie ristrette di addetti ai lavori. *** Questo volume in versi arbėreshė, ritmicamente modulati, ha una valenza didattica, oltre che promozionale e di tutela del territorio letto nel suo vissuto quotidiano, segno della fusione nel tempo di modelli culturali, quello orientale e quello occidentale.

 

Il lavoro, rivolto soprattutto ai giovani, rientra in un progetto di valorizzazione di un patrimonio culturale che ha una consistenza storica, che non va dispersa e va difesa, perché parte integrante di un processo esistenziale. Č un contributo alla conoscenza di una civiltą che affonda le sue radici nelle culture mediterranee, che hanno aspetti orientali; alla riscoperta di una cultura strettamente legata ad una identitą religiosa di matrice bizantina. Č un percorso di conoscenza delle antiche tradizioni scomparse (pensiamo alla “Messa dei buoi” ed all’aratura del Campo della Madonna a Spezzano) o tradizioni in via di estinzione e di quelle ancora oggi vive all’interno dei territori.

 

I versi viaggiano sui sentieri della storia del popolo arbėresh, in un raccordo tra passato e presente, in cui č palpabile il senso delle radici. Č la memoria che racconta, o meglio “canta”, a volte con sentimento nostalgico, il senso di appertenenza, la gjitonia, che ancora oggi resiste a distanza di cinque secoli di integrazioni etniche e trasformazioni socio-urbanistiche. La gjitonia, č il vicinato, non solo lo spiazzo, lo spazio fisico antistante le abitazioni in cui si snodano i rapporti comunitari, con le loro valenze di aggregazione e solidarietą, fortemente espressive: i riti religiosi della Settimana Santa, le usanze legate a nascite, matrimoni e funerali, le feste del Carnevale, con i suoi rituali culturali ancora intrisi di simbologie pagane.

 

La gjitonia, come piazzetta, spazio di partecipazione e incontro tra culture, metafora di dialogo. Č l’elemento di raccordo tra famiglia e comunitą. Ed insieme alla “vatra”, il focolare domestico, ed alla “vėllamia” il legame di fratellanza che va al di lą della stessa consanguineitą, rappresenta gli elementi fondanti dell’identitą arbėreshė. Lo skarcopolli pa shpirt, il pupazzo di pezza senz’anima, che nei tempi antichi ci si scambiava a San Giovanni siglava un patto, creava un legame affettivo sacrale: il comparaggio.

 

Oggi, forse, i giovani “internauti” avranno difficoltą a ricostruire tradizioni scomparse, a coglierne il senso sacrale che avevano per la generazione dei loro nonni, ma certamente coglieranno il grande insegnamento del passato: il futuro si prepara conoscendo le proprie radici. Le tradizioni popolari ed i beni culturali arbėreshė vanno conosciuti, tutelati e, soprattutto, comunicati. Il lavoro della Basile s’impernia su tradizioni consolidate o su alcune rimaste solo nella memoria collettiva dei paesi arbėreshė, pensiamo al rituale del pupazzo del giorno di San Giovanni, Skarcopolli Shėn i Njanjit, simbolo di comparaggio. Ma l’anima č il canto in onore della Madonna delle Grazie, patrona di Spezzano, Shėn Mėria e Graxjes, un vero “canto corale” di commozione gioiosa, di fede e devozione, di un popolo fiero delle sue origini. Cosģ, i paesi arbėreshė continuano a raccontare storia, tradizioni, cultura.

 

<< torna all'indice  Libri

 

  inizio pagina 

 

©  Copyright dal 2005 Tutti i diritti riservati - Centro Arte e Cultura 26 ( C.F:94001680787 )

Associazione di promozione culturale e ricerca antropologica etnofotografica fondata da Maria Zanoni nel 1978