pubblicato il  23 Novembre 2013 - Letteratura

Chi voleva morto Cesare Pavese?

A chi dava fastidio Cesare Pavese?  Lo scrittore si è realmente suicidato o è stato suicidato?”. 

Il Vice Presidente del Sindacato Libero Scrittori Pierfranco Bruni analizza la vita e gli scritti di Cesare Pavese.

 

Una spy story sulla morte di Cesare Pavese. Suicidio o è "stato suicidato"? “Chi voleva morto Cesare Pavese?”. 

È Pierfranco Bruni, scrittore, Vice Presidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani e autore di diversi libri su Pavese, che si pone l’interrogativo, analizzando i suoi romanzi nei quali mette sotto accusa il comunismo e la Resistenza comunista.

Inevitabilmente ci saranno discussioni e forti polemiche quando il volume arriverà in libreria. Solo allora conosceremo le nuove rivelazioni di Bruni sul Pavese “fascista”.

Già da tempo il Critico letterario, pavesiano per formazione, ha dichiarato le sue convinzioni sull’adesione di Cesare Pavese al fascismo, ma saggiamente ha affermato: “Non ha senso parlare di Pavese facendo riferimento al tasso di "fascismo" o di "comunismo" che può essere individuato nella sua produzione.

Tuttavia, fino a quando non verrà proposto fuori dagli schemi ideologici si porrà una barriera tra letteratura, storia e ideologia".

Dopo il caso Camus, e il presunto omicidio, che fa molto discutere, Bruni riporta sullo scenario l’inquieta vita di Pavese sollevando una questione relativa addirittura alla sua morte.

Ecco, dunque, il titolo di un pamphlet, che verrà pubblicato da Pellegrini editore nei prossimi mesi, che già comincia a far discutere e a creare polemiche. 

Bruni si domanda subito: “Perché mai non si deve parlare di un Cesare Pavese (nato nel 1908 e morto, “suicida”, nel 1950) che è stato fascista? Perché non si vuole che si sappia che Pavese è stato fascista con tessera del 1933 e con “devozione” a Benito  Mussolini nelle lettere scritte dal confino in Calabria tra il 1935 e 1936? Confino non scontato dopo l’accertamento che ha riscontrato non solo un Pavese fascista, ma si è evidenziata l’appartenenza della famiglia di Pavese al fascismo, come comprovato dalle lettere della sorella Maria indirizzate al Duce e agli esponenti del Regime”.

Bruni, in questo “libello”, si sofferma sull'anticomunismo di Pavese, citando sia il romanzo “La casa in collina” e soprattutto “La luna e i falò”. Bruni vede in questo ultimo romanzo le matrici vere della sua condanna alla Resistenza non soltanto citando l’uccisione di Santa e il suo corpo poi bruciato con un falò ma il capitolo XI nel quale si pone in evidenza il concetto: “…– chi ha formato le prime bande? chi ha voluto la guerra civile? chi provocava i tedeschi e quegli altri? I comunisti. Sempre loro. Sono loro i responsabili. Sono loro gli assassini. È un onore che noi Italiani gli lasciamo volentieri...”.

Bruni rileggendo il clima di quegli anni e le dichiarazioni del mondo comunista, da Moravia sino a Paietta, sottolinea: <Mi chiedo: in quali testi di letteratura scolastica è possibile leggere questi brani? Con quali criteri viene proposta la lettura del “personaggio” e scrittore Pavese e con quali metodi vengono suggeriti alcuni aspetti letterari di Pavese? Conosco bene i percorsi e le procedure.

Ancora un altro interrogativo mi resta, che inserirò nel mio romanzo su Pavese di natura fantasioso o di “fantasy”, al quale cercherò di dare una risposta in una storia fantasiosa e inventata (?): Siamo convinti che Pavese si sia suicidato? Siamo convinti che non sia “stato suicidato”?

Considerata la questione del “caso” Camus potrebbe anche esserci una questione Pavese?

Se Camus dava fastidio e l’interrogativo posto è questo: “Fu il Kgb a provocare l’incidente d’auto che gli costò la vita?”.

Con Pavese, nonostante la sua inquietudine, considerati i fatti ideologici della post – Resistenza, in un mio racconto “fantasy” sarebbe possibile porsi la domanda: “Dopo ‘La luna e i falò’, dopo l’immaginario nel reale storico dell’XI capitolo e dopo l’uccisione di Santa, ridotta a falò e cenere, quali probabili verità sarebbero potute venir fuori?”.

Ma la mia è una storia dentro un romanzo che potrebbe essere considerato quasi una  spy story.

Si annunciano discussioni e forti polemiche ma Bruni, rileggendo soprattutto gli ultimi testi e le pagine dei diari pubblicati negli anni Novanta, pone una domanda forte: Chi voleva morto Cesare Pavese?

 

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